Invasione.
Schifo. Felpa. Sovranità. Terrorismo. Ruspa. Pulizia. Schiavismo. Da qualunque
parola si parta si arriva sempre a lui: a Matteo Salvini, il neo ministro
dell'Interno e vicepresidente del Consiglio del governo Conte. Il politico più
social, che ha saputo ripulire l'immagine di un partito consumato dagli
scandali, la Lega, e capovolgere il suo mondo senza farsene accorgere.
All'inizio
se la prendeva con i napoletani, poi con i Rom e infine con gli immigrati: ora
"vengono prima gli italiani", non i padani. Prima il problema del
Paese era la Calabria e il sud nullafacente ora sono da un lato gli spacciatori
dall'altro i burocrati di Bruxelles.
Antonello Caporale |
Come racconta Caporale, Salvini ha cambiato
la forma ma non la sostanza: il filo della narrazione vincente è sempre la
paura. La paura dell'altro, di chi ci invade, di chi attenta alla nostra
sicurezza, di chi ci spoglia dei nostri averi o della nostra fede e infine
della nostra stessa identità.
L’intelligenza
del politico spregiudicato si è rivelata nel ripulire l’immagine di un partito
devastato dagli scandali grazie ad un cambio radicale di prospettiva: se prima
oggetto degli strali “padani” erano i napoletani e i meridionali ora “vengono
prima gli italiani” e quindi lo schifo è rappresentato innanzitutto dagli immigrati,
dai burocrati europei, dai rom.
È
evidente poi che prendersi cura delle paure degli italiani, amplificarle,
incarognirle, risulta una strategia vincente anche perché consente di sviare
l’attenzione da vicende che potrebbero forse suscitare altre forme di rabbia.
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