venerdì 4 gennaio 2019

E LO CHIAMANO DECRETO SICUREZZA


Persone, donne e uomini, che diventano fantasmi di carne e sangue. Che non potranno essere rimpatriati, perché non ci sono accordi – e difficilmente ci saranno – con i Paesi di origine. E che vagheranno, come successo dopo lo sgombero del Baobab a Roma, per le città. Come fantasmi, appunto. Senza tutele, senza diritti, senza possibilità di riscatto. Senza nulla. Soli, in balia della criminalità organizzata. Perché per legge non potrebbero esistere.

 
"Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità", diceva Joseph Goebbels. E quella "lezione", purtroppo, sembra esser stata ben ascoltata. Fino a diventare percezione comune. La percezione per cui tutti mali del mondo, o quantomeno quelli dell'Italia, sono imputabili ai migranti. Agli stranieri. Ai poveri. Agli ultimi.
Ed è esattamente questo, quello che fa il decreto sicurezza e immigrazione di Salvini. Punta il fucile con precisione contro i migranti. E basta. 


Un testo diabolico e cattivo, a leggerlo nella complessità del suo disegno finale: migranti da discriminare e condannare a prescindere, nonostante quanto previsto da Costituzione e leggi internazionali.
Viene cancellato di fatto il permesso umanitario di soggiorno, sostituito da "permessi speciali temporanei" vincolati a delle regole stringenti e rigidissime. Persone che un tempo potevano denunciare e uscire da una condizione di caporalato, di schiavismo, di sfruttamento, e ottenere una protezione umanitaria, non potranno più farlo. I tempi di detenzione – perché di detenzione si tratta – nei centri di permanenza si dilatano incredibilmente, come se fosse normale che una persona – bambini compresi – che non ha commesso alcun reato possa esser trattenuta per 210 giorni.
Di rimando si svuotano, con l'obiettivo di chiuderli, gli SPRAR che, invece, si sono dimostrati strumento utile ad un'accoglienza e ad un'integrazione positiva. Il tutto per favorire grandi centri dove ammassare le persone, cioè quelli più appetibili per le mafie, creando ghetti inutili separati dalle comunità.
I servizi essenziali (i famosi 35 euro al giorno, per intenderci) sono illogicamente tagliati diminuendo della metà, come tristemente accade già da due mesi al Cara di Mineo, troppe volte già cavia di politiche di questo tipo negli anni. Soldi che, cosa da ripetere fino allo sfinimento, non sono erogati ai migranti ma messi a bando per le strutture e le cooperative che si occupano di loro, in tutto e per tutto. Soldi utilizzati, prevalentemente, per generare un indotto lavorativo che vede impiegati in prevalenza nostri connazionali – avvocati, mediatori, infermieri e via dicendo – e che, adesso, vedranno a serio rischio la loro occupazione. Altro che prima gli italiani!
L'introduzione del "procedimento accelerato davanti alla Commissione territoriale", poi. All'Articolo 10 del ddl si introduce infatti un procedimento immediato davanti alla autorità amministrativa che si occupa di valutare le domande di asilo, per cui coloro che sono sottoposti a procedimento penale per alcuni reati – oppure condannati non in via definitiva – potranno essere immediatamente espulsi. E lo Stato di diritto che va a farsi allegramente benedire.
Un disegno pericoloso, dove le buone pratiche di inclusione, come è successo ad esempio con Riace e col sindaco Mimmo Lucano, vengono messe al bando per favorire l'illegalità, la marginalità sociale e rendere gli stranieri ricattabili di fronte alle mafie.
Secondo una proiezione dell'Ispi, infatti, questo decreto genererà solo nei prossimi due anni oltre 100mila irregolari. Persone, donne e uomini, che diventano fantasmi di carne e sangue. Che non potranno essere rimpatriati, perché non ci sono accordi – e difficilmente ci saranno – con i Paesi di origine. E che vagheranno, come successo dopo lo sgombero del Baobab a Roma, per le città. Come fantasmi, appunto. Senza tutele, senza diritti, senza possibilità di riscatto. Senza nulla. Soli, in balia della criminalità organizzata. Perché per legge non potrebbero esistere.
Questo è il decreto sicurezza. La più gigantesca frottola mai architettata.
Puntare il dito contro un nemico inesistente e poi crearlo, in maniera subdola e disumana. In modo da continuare a utilizzarlo come capro espiatorio per i problemi sociali che non sanno come risolvere, stimolando i sentimenti più pericolosi e violenti del Paese. Solo e soltanto per propaganda. Un cane che si morde la coda, affamato di potere.
Questo è. Altro che sicurezza.

Tratto da : Il Decreto Sicurezza: come aggravare i problemi, anziché risolverli

Marco Furfaro 
 29.11.2018 – Huffington Post