Persone, donne e uomini, che diventano fantasmi di carne e
sangue. Che non potranno essere rimpatriati, perché non ci sono accordi – e
difficilmente ci saranno – con i Paesi di origine. E che vagheranno, come
successo dopo lo sgombero del Baobab a Roma, per le città. Come fantasmi,
appunto. Senza tutele, senza diritti, senza possibilità di riscatto. Senza
nulla. Soli, in balia della criminalità organizzata. Perché per legge non
potrebbero esistere.
"Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte
e diventerà una verità", diceva Joseph Goebbels. E quella
"lezione", purtroppo, sembra esser stata ben ascoltata. Fino a
diventare percezione comune. La percezione per cui tutti mali del mondo, o
quantomeno quelli dell'Italia, sono imputabili ai migranti. Agli stranieri. Ai
poveri. Agli ultimi.
Ed è esattamente questo, quello che fa il decreto
sicurezza e immigrazione di Salvini. Punta il fucile con precisione contro i
migranti. E basta.
Un testo diabolico e cattivo, a leggerlo nella complessità
del suo disegno finale: migranti da discriminare e condannare a prescindere,
nonostante quanto previsto da Costituzione e leggi internazionali.
Viene cancellato di fatto il permesso umanitario di
soggiorno, sostituito da "permessi speciali temporanei" vincolati a
delle regole stringenti e rigidissime. Persone che un tempo potevano denunciare
e uscire da una condizione di caporalato, di schiavismo, di sfruttamento, e
ottenere una protezione umanitaria, non potranno più farlo. I tempi di
detenzione – perché di detenzione si tratta – nei centri di permanenza si
dilatano incredibilmente, come se fosse normale che una persona – bambini
compresi – che non ha commesso alcun reato possa esser trattenuta per 210
giorni.
Di rimando si svuotano, con l'obiettivo di chiuderli, gli SPRAR che, invece, si sono
dimostrati strumento utile ad un'accoglienza e ad un'integrazione positiva. Il
tutto per favorire grandi centri dove ammassare le persone, cioè quelli più
appetibili per le mafie, creando ghetti inutili separati dalle comunità.
I servizi essenziali (i famosi 35 euro al giorno, per
intenderci) sono illogicamente tagliati diminuendo della metà, come tristemente
accade già da due mesi al Cara di Mineo, troppe
volte già cavia di politiche di questo tipo negli anni. Soldi che, cosa da
ripetere fino allo sfinimento, non sono erogati ai migranti ma messi a bando
per le strutture e le cooperative che si occupano di loro, in tutto e per
tutto. Soldi utilizzati, prevalentemente, per generare un indotto lavorativo
che vede impiegati in prevalenza nostri connazionali – avvocati, mediatori, infermieri
e via dicendo – e che, adesso, vedranno a serio rischio la loro occupazione.
Altro che prima gli italiani!
L'introduzione del "procedimento accelerato davanti
alla Commissione territoriale", poi. All'Articolo 10 del ddl si introduce
infatti un procedimento immediato davanti alla autorità amministrativa che si
occupa di valutare le domande di asilo, per cui coloro che sono sottoposti a
procedimento penale per alcuni reati – oppure condannati non in via definitiva
– potranno essere immediatamente espulsi. E lo Stato di diritto che va a farsi
allegramente benedire.
Un disegno pericoloso, dove le buone pratiche di
inclusione, come è successo ad esempio con Riace e col sindaco Mimmo Lucano,
vengono messe al bando per favorire l'illegalità, la marginalità sociale e
rendere gli stranieri ricattabili di fronte alle mafie.
Secondo una proiezione dell'Ispi, infatti, questo decreto
genererà solo nei prossimi due anni oltre 100mila irregolari. Persone, donne e
uomini, che diventano fantasmi di carne e sangue. Che non potranno essere
rimpatriati, perché non ci sono accordi – e difficilmente ci saranno – con i
Paesi di origine. E che vagheranno, come successo dopo lo sgombero del Baobab a
Roma, per le città. Come fantasmi, appunto. Senza tutele, senza diritti, senza possibilità
di riscatto. Senza nulla. Soli, in balia della criminalità organizzata. Perché
per legge non potrebbero esistere.
Questo è il decreto sicurezza. La più gigantesca frottola
mai architettata.
Puntare il dito contro un nemico inesistente e poi crearlo,
in maniera subdola e disumana. In modo da continuare a utilizzarlo come capro
espiatorio per i problemi sociali che non sanno come risolvere, stimolando i
sentimenti più pericolosi e violenti del Paese. Solo e soltanto per propaganda.
Un cane che si morde la coda, affamato di potere.
Questo è. Altro che sicurezza.
Tratto da : Il Decreto Sicurezza: come aggravare
i problemi, anziché risolverli
Marco Furfaro
29.11.2018 – Huffington Post