lunedì 6 agosto 2018

L'ITALIA S'E' MESTA....

La mia Italia non è quella di Salvini e dei suoi sottoposti Di Maio e Conte.

Non mi sento più nel mio Paese. La mia Italia non è questa di Salvini e dei suoi sottoposti Di Maio e Conte.

Certo, viene in mente prima di tutti Salvini. Vorrei che tra un post e tra l’altro, tra un selfie su una spiaggia e uno in discoteca, gli scappasse un rigurgito di coscienza, come un rutto. Vorrei che la notte non dormisse, non per le zanzare e il caldo, ma per le frasi che ha detto: 


“Facciamo un’anagrafe, una fotografia della situazione. Se gli stranieri irregolari vanno espulsi, i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”. Oppure: “Se fossi io al governo – e ahinoi c’è andato – farei pulizia via per via, quartiere per quartiere e impiegherei i pattugliatori in mare”. Poi, una volta diventato ministro: “La pacchia è finita” (chissà come si sono divertiti i 34mila migranti morti nel Mediterraneo!). Vorrei, caro Salvini, che lei ripensasse alle frasi che ha detto vedendo le foto dei migranti annegati, alle sparate – verbali o con fucile – dei razzisti che escono allo scoperto come blatte. E vorrei che si chiedesse, Salvini, se è anche responsabilità sua. Non penale, magari, ma politica. Morale. E poi c’è la coscienza, che non accetta prescrizione. Sì, signor Salvini, spero che questo pensiero la accompagni finché campa.

No, non può durare tanto Salvini. Presto sarà tempo di bilanci, le chiacchiere e i tweet non basteranno più. Ma soprattutto gli uomini, i cittadini non possono vivere soltanto di rabbia. Ci vuole speranza. Abbiamo bisogno di diventare migliori, di provarci.

Eppure c’è qualcuno che irrita perfino più di Salvini, sono i suoi timorosi e silenziosi complici. Luigi Di Maio, che ha trasformato i Cinque Stelle in un partito gregario della Lega. Sempre all’inseguimento, incapace di indicare strade nuove come aveva provato a fare alle origini. Di Maio che nei giorni in cui un marocchino viene linciato per strada, di fronte a decine di episodi di razzismo, riesce soltanto a farfugliare: “Non è allarme razzismo, solo strumentalizzazioni”. Sì, Di Maio, che per scodinzolare dietro alla Lega ha accreditato l’impostura che le ong sono associazioni criminali (una,  qualcuna, quindi un po’ tutte). Così siamo tutti tranquilli, non esistono più buoni e cattivi. E niente può turbare le nostre coscienze di fronte a centinaia di milioni di disperati. Di Maio che governa in perenne campagna elettorale, che non si capisce che titoli abbia per dare lezioni a tutti. Lui che a trent’anni, con lo stesso curriculum di milioni di coetanei senza lavoro, ha vinto il Superenalotto della politica ed è diventato ministro.

Più di tutti, però, Giuseppe Conte. Che come uno scolaretto sorride a Trump, gli stringe la mano a ogni passo, lo tocca, lo abbraccia. Con la stessa rigidità di uno stoccafisso norvegese (con il ciuffo). Ma soprattutto Conte che parlando di fronte a Trump si lancia in affermazioni degne di Marx (Groucho, non Karl): “Da avvocato, posso dire che Trump è un ottimo negoziatore“. Già, quando definisce “nemica” l’Unione Europea di cui l’Italia fa parte. Ma è soltanto l’inizio: “In Italia e negli Stati Uniti stiamo dimostrando che il cambiamento è possibile, sono entrambi governi del cambiamento scelti dai cittadini per apportare un miglioramento alle proprie condizioni di vita”. Ecco, a voi piacciono i Trump, non gli Obama. Questione di ciuffi.

Conte, ripijate come dicono a Roma. Stai parlando di Trump che vuole togliere l’assistenza sanitaria ai poveri cristi, che venderebbe armi anche alle novantenni. Che ha infarcito la sua amministrazione di figure provenienti dalla grande finanza. Trump che in pochi mesi ha scaricato 26mila bombe in giro per il mondo. Che divide i bambini messicani dalle loro madri. Trump che ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme provocando centinaia di morti. Fino alla chicca finale: “Attraverso le rotte dell’immigrazione possono arrivare i foreign fighters“. Vero, ma non c’è niente di più falso delle verità parziali. Allora, caro Conte, prima doveva ricordare i milioni – centinaia di milioni – che rischiano di morire di fame, Aids, malaria. I bambini che in Africa diventano ciechi per mancanza di vitamina “A”, che muoiono di morbillo. Per questo, prima di tutto, vengono in Europa i migranti, non per spararci addosso. Invece no, mezza verità, significa una menzogna completa: qualche ong non rispetta la legge, quindi tutte le ong sono trafficanti di esseri umani (e quei quindicimila naufraghi salvati dalle navi delle organizzazioni non governative?). Qualche migrante è forse un terrorista, quindi tutti potrebbero esserlo.

Che brutta la vostra Italia che dà sempre la colpa ai migranti prima di affrontare la mafia, la corruzione, l’evasione fiscale, il divario tra Nord e Sud. Che brutto Paese, senza responsabilità (è sempre colpa degli altri), senza speranza. Senza umanità, la nostra ricchezza più grande.

L’Italia s’è mesta. Nella vostra Italia i più stranieri di tutti sono gli italiani.


Ferruccio Sansa . 31.7.2018 – Il Fatto Quotidiano