sabato 18 giugno 2016

INCENDI: CHI PRESENTA IL CONTO AGLI INCENDIARI?

Gli incendi costano mediamente al contribuente italiano 500 milioni di euro all'anno. In lire sono circa duemiliardi e seicentocinquanta milioni al giorno. Un aereo Canadair costa 14.000 euro all'ora e un elicottero circa 6.000 euro all'ora.

 

                                                            Aldo Maturo

 

Secondo l'Unione Europea il 95% degli incendi è attribuibile all'uomo ma le carceri italiane di certo non sono piene di detenuti incendiari. Delle 5106 persone denunciate negli ultimi dieci anni, solo meno di 200 sono finite in carcere, a fronte di un milione di ettari, boschivi e non, distrutti da incendi. La mappa dei roghi identifica la Puglia, la Sardegna e la Sicilia come le regioni più colpite da questi gesti criminali.



E pensare che il legislatore (L.353/2000) non era stato indulgente quando aveva previsto, per chi incendia i boschi,selve o foreste, la pena della reclusione da quattro a dieci anni, individuando l'incendio boschivo come autonoma figura di reato e non più come aggravante al reato di solo incendio. Sembrava una svolta, il segno della speranza verso una particolare evoluzione culturale tesa alla protezione dell'ambiente.

La severità è stata solo virtuale ed è stata sostanzialmente annullata dal decreto "svuota carceri" e dalla recente legge che ha depenalizzato oltre cento reati con pene fino a 5 anni.

Ammesso che si riesca ad arrestare uno di questi personaggi, scattano tutte le norme di procedura penale che vincolano il magistrato nell'applicazione della custodia cautelare (ammessa solo in caso di pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato). Questo significa che il nostro soggetto dopo pochi giorni può tornare in libertà. In sede processuale, poi, potrà ricorrere sempre al patteggiamento o al rito abbreviato ed ottenere lo sconto di un terzo della pena.

Ma poi va in carcere? No, se ha ottenuto la sospensione condizionale, prevista per le pene non superiore a due anni ed è incensurato. No, se la pena non supera i tre anni e potrà chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali. No, se rientra nelle ipotesi della legge svuota carceri. Conclusione? il carcere è rimasto solo uno spauracchio e il nostro ordinamento giuridico ha dato l'ennesima prova di schizofrenia con un legislatore che ha la faccia del burbero e l'altro che offre il sistema per eludere la legge, mentre l'Italia brucia dalle Alpi alla Sicilia.

Si può pensare che si dà fuoco per motivi speculativi sui terreni? No, perchè la citata legge 353/2000 ha previsto che i boschi e i pascoli distrutti dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni. Su questi terreni non è possibile realizzare edifici o infrastrutture finalizzate ad attività produttive per dieci anni. Questo in teoria. In realtà la cosa non è scontata. Per poter scattare i divieti di costruzione sulle aree incendiate è indispensabile che il Comune faccia annualmente il censimento delle aree percorse dal fuoco affinchè siano rese note ed ufficiali. In realtà questa mappatura non viene fatta o ne viene iniziato l'iter in poche realtà urbane. Motivi? Mancanza di personale, omissioni, ritardi, negligenza e, perchè no, silenziosa complicità.

Intanto l'industria dell'incendio e il suo indotto va a gonfie vele e diventa un vero business per quanti sono chiamati ad intervenire. Negli anni scorsi gli incendi sono costati al contribuente italiano una media di 500 milioni di euro all'anno, pari a 968 miliardi di lire. Senza calcolare gli incalcolabili danni ambientali e la distruzione di milioni di alberi. Quando al bilancio non vanno aggiunti i morti.