Viaggio tra i piatti più caratteristici della cucina italiana
· Piemonte-Agnolotti:
· Valle D'Aosta - Fonduta:
· Liguria- Trofie al pesto
Aldo Maturo - Informazioni, rassegna, articoli, opinioni, racconti, foto, echi di memoria
Viaggio tra i piatti più caratteristici della cucina italiana
· Piemonte-Agnolotti:
· Valle D'Aosta - Fonduta:
· Liguria- Trofie al pesto
Un singolo incidente, una vittima civile, un’esplosione di violenza registrata dalle telecamere, potrebbe incendiare l’opinione pubblica mondiale e innescare reazioni a catena. Nelle guerre contemporanee l’immagine pesa quanto, se non più, della forza militare. Immaginiamo lo scenario peggiore: un attacco, vittime civili, immagini in mondovisione. L’Italia scossa, il governo costretto a reagire, Israele che difende la legittimità delle sue azioni, l’Europa divisa, le piazze che si riempiono. Sarebbe un terremoto politico globale, forse l’innesco di una nuova fase del conflitto mediorientale.
C’è un’immagine che ritorna spesso nella storia: quella di navi che sfidano un blocco, che tentano di forzare un confine invisibile sul mare. Non è soltanto la cronaca di un convoglio ma l’eterna rappresentazione della tensione tra diritto e forza, tra ideale e calcolo geopolitico. Oggi questa immagine prende forma nella flotilla diretta verso Gaza. Queste imbarcazioni, come sappiamo, con a bordo attivisti internazionali, tra cui italiani, determinati a consegnare aiuti umanitari sfidando apertamente l’embargo imposto da Israele.
Il punto non è solo se gli aiuti arriveranno o meno. Il punto è cosa accadrà nel momento esatto in cui la linea del blocco verrà varcata.
Si chiama Signal for help il gesto fatto con le mani, silenzioso ma incisivo, per lanciare un segnale di aiuto per riconoscere e salvare le vittime della violenza. Quel pollice della mano piegato e le quattro dita in alto, poi chiuse in pugno, si sono trasformati nella richiesta urgente di aiuto che tutti dobbiamo imparare a riconoscere.
Sabrina Petrazzuolo *
Tutto comincia dalle mani: un semplice gesto che però racchiude il dolore e il dramma delle tantissime donne che, ogni giorno, subiscono una violenza. L’iniziativa è nata dall’associazione Canadian Women’s Foundation e, in pochi mesi, è diventata popolare in tutto il mondo.
Si chiama Signal for Help ed è un gesto, fatto con le mani, per lanciare un segnale d’aiuto silenzioso ma incisivo che, se accolto e compreso, può salvare la vita di molte donne.
Filippo Ceccarelli (Venerdi di Repubblica) punta il dito contro la megalomania del potere, spesso di sinistra, che insegue l'effetto a tutti i costi e si porta dietro la trafila di "impiccetti vari" che ne consegue. Il casco di Valentino Rossi a Pesaro con l'allora sindaco Matteo Ricci, per lui, ne è un esempio.
di Irene Natali
8 agosto 2025
Un enorme casco alto sei metri e
largo quattro, piazzato sul lungomare di Pesaro senza che nessuno abbia
espresso almeno una perplessità, una, sullo stile di comunicazione dell'opera
e, più in generale, delle opere che il sindaco di Pesaro Matteo Ricci lascerà
ai posteri.
Nella sua rubrica su Il Venerdì di Repubblica, Filippo Ceccarelli ha sbertucciato il cascone blu che campeggia a Pesaro
in omaggio alla gloria sportiva di Valentino Rossi.
AMIR, 7 ANNI, CAMMINA 12 KM A PIEDI PER RACCOGLIERE BRICIOLE DI PANE E DI RISO,
SUBITO DOPO VIENE ASSASSINATO DAI SOLDATI CHE APRONO IL FUOCO SULLA FOLLA
Da giovedì 19 giugno su Netflix il film su Nicola Calipari, alto ufficiale dei servizi segreti italiani, ucciso sulla strada che va all'aeroporto di Baghdad dal "fuoco amico" di un posto di blocco americano, la cui presenza e attività in quel luogo e in quel momento mai è stata davvero chiarita.
Aveva appena liberato Giuliana Sgrena, giornalista de IL Manifesto, sequestrata da 28 giorni da terroristi durante la guerra in Iraq. A sparare fu un giovane soldato italo americano, di guardia al chek-point a pochi metri dall’aereo che lo avrebbe riportato in Italia. Era il periodo pasquale e a quel soldato avevo scritto la mia lettera aperta, “BUONA PASQUA SOLDATO RYAN”.
Aldo Maturo
Soldato Ryan,
scusami se ti chiamo così, ma non conosco il tuo nome ed ho pensato di dartene uno, uno diventato famoso in quell’altro mattatoio della storia chiamato Normandia.
Forse hai perso il conto, ma sono due anni che sei lì, anche se qualcuno ti aveva assicurato che sarebbe stata una guerra lampo. Quante volte a bordo del tuo gigantesco tank, sferragliando in quel truce teatro di distruzione e di morte, ti sono tornate in mente le tue verdi e sconfinate praterie o quelle squallide ma amichevoli periferie dove sei cresciuto? Quante volte hai ripensato al giorno in cui hai accettato di arruolarti, ammaliato dal mito della “lotta al terrorismo internazionale”, della nobile missione di “esportare la democrazia”, mentre in cuor tuo pensavi solo a quel mucchio di dollari che nel tuo paese mai avresti messo insieme in tempi così brevi?
L’addestramento si è trasformato in una parata militare invece che in una preparazione operativa. La sicurezza non si garantisce con i saluti perfetti né con insegnamenti che non servono. Esiste ancora un Corpo di Polizia Penitenziaria, oppure esistono solo Gio, Gir, Nic, Nir, Uspev, Ntp, Gom, Negoziatori e Piloti di droni?
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP – 22.5.25
I corsi di formazione per agenti penitenziari si sono ridotti alla preparazione al “Giuramento” e all’apparenza formale.
Del resto in soli 3 mesi, grazie ai Soloni che pensavano che il problema fosse quantitativo e non qualitativo, che altro poteva accadere?
I risultati sono quelli che qualsiasi Collega di trincea con un minimo di esperienza vede: Polizia Penitenziaria allo sbando e ragazzi che non sanno letteralmente cosa e come fare!