sabato 8 luglio 2023

L'INFANZIA NEGATA

 Una dura realtà che deruba il futuro ai bambini e all’umanità.Questi piccoli schiavi invisibili nel mondo sono ancora oggi 152 milioni, vittime di lavoro minorile.

 


“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”. Così diceva Iqbal Masih, un bambino pakistano diventato in tutto il mondo simbolo della lotta contro il lavoro minorile. Venduto dalla sua famiglia a un fabbricante di tappeti, costretto a lavorare incatenato ad un telaio, Iqbal riuscì a fuggire e inziò a partecipare a dibattiti e manifestazioni contro la schiavitù dei minori. Fu ucciso a 12 anni in circostanze mai chiarite.

 


Lo sfruttamento minorile nel mondo del lavoro priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico.

Questi piccoli schiavi invisibili nel mondo sono ancora oggi 152 milioni di bambini, vittime di lavoro minorile. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza e il loro sviluppo morale. Sono vittime di sfruttamento sessuale, lavorativo o accattonaggio forzato. Un fenomeno che rimane largamente sommerso, presente ovunque, anche in Italia

Il 12 giugno si celebra la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, un’opportunità per tutti di fermarsi a riflettere su un fenomeno che priva ancora oggi milioni di bambini della loro infanzia, della protezione di cui hanno bisogno, di un’istruzione e dell’opportunità di costruirsi un futuro. Una realtà così dura a cui non possiamo assolutamente farci l’abitudine, ma è necessario fare tutto il possibile, ad ogni livello per sradicarne le cause e mitigare le conseguenze per chi ne è stato vittima.

 

Il 70 per cento dei bambini lavoratori è impiegato nell’agricoltura, nella pesca, nell’allevamento, il 20 per cento circa nel settore dei servizi, per esempio come aiuti domestici, o nell’industria del sesso, il 10 per cento nel settore industriale, inclusa l’estrazione mineraria. Oltre due terzi sono occupati in ambito familiare, nei campi, con gli animali o nei commerci che appartengono alla famiglia. Non di rado, sgobbano più di dodici ore al giorno senza retribuzione.


Il fenomeno è diffuso in modo eterogeneo nel mondo: in calo negli ultimi anni in Asia, America latina e nella regione del Pacifico, ancora in aumento nell’Africa subsahariana, soprattutto nelle regioni colpite da conflitti, siccità o alluvioni.

 


L’obiettivo è ancora lontano

Nonostante i progressi significativi compiuti negli ultimi 20 anni, il mondo è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo di sradicare ogni forma di lavoro minorile entro il 2025, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

A maggio, a conclusione dell’Anno Internazionale dedicato a questo tema, si è svolta a Durban, Sud Africa, la V Conferenza Globale per l’eliminazione del Lavoro Minorile che, su invito dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro).  Ha visto riuniti rappresentanti di governi, società civili, sindacati, settore privato, organizzazioni regionali e internazionali che da anni si impegnano in questo ambito. Nel documento finale hanno sottolineato che “le conseguenze della pandemia di Covid-19, i conflitti armati, le crisi alimentari, umanitarie e ambientali minacciano di invertire anni di progressi”.


Dall’analisi emerge, infatti, che la pandemia fino a fine 2022, potrebbe accrescere di altri 8,9 milioni il numero dei bambini costretti a lavorare, sia per l’aumento della povertà delle famiglie, sia per la chiusura delle scuole. 

Nel mondo, circa un terzo dei bambini lavoratori non frequenta la scuola, mentre milioni vanno sì a scuola, ma devono anche lavorare duramente nel tempo restante e questo doppio carico è spesso insopportabile. Garantire il diritto all’istruzione, una scuola di qualità per tutti, il sostegno scolastico ai più deboli sono alcuni passi fondamentali per la tutela dei minori.

Scelte consapevoli per non farci l’abitudine

Così come è importante la sensibilizzazione verso ogni forma di sfruttamento, di diritti umani calpestati che da una parte toglie dignità e futuro a tanti minori e dall’altra alimenta il commercio e il consumo di beni frutto di questo meccanismo. Il conoscere può portarci a scelte più consapevoli e rispettose, più solidali. Ciascuno può contribuire a partire da piccole cose: ad esempio, il semplice gesto di ricaricare il cellulare nel modo corretto; utilizzare al meglio capi di vestiario, scarpe; non sprecare il cibo…, sono tutti gesti quotidiani che possono incidere nella catena commerciale dove sono coinvolti i bambini che lavorano nelle miniere di cobalto e di coltan, nelle fabbriche di abbigliamento, nelle piantagioni e così via. 

Nessuno può sentirsi con la coscienza a posto fino a quando non si sarà fatto di tutto per sradicare il lavoro minorile, il primo dei diritti umani calpestati dei bambini. Da qui la necessità di “risvegliare le coscienze… perché è uno scandalo che la vita opulenta di una parte del mondo sia ottenuta togliendo dignità alla parte più fragile del globo, cioè i bambini… chiediamoci quanti prodotti che usiamo o mangiamo sono ottenuti sfruttando dei bambini” (Cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per la Promozione dello sviluppo umano integrale).

E, come ricorda papa Francesco, la “misura” con cui si rispetta “l’innata dignità umana” e i diritti fondamentali dei più piccoli “esprime che tipo di adulti siamo e vogliamo essere, e che tipo di società vogliamo costruire” (Messaggio ai partecipanti alla V Conferenza globale sull’eliminazione del lavoro minorile).

 

https://comunitamissionariadellatrinita.com/lo-sfruttamento-minorile-nel-mondo-non-facciamoci-labitudine/