sabato 14 ottobre 2023

LA GUERRA TRA HAMAS E ISRAELE SPIEGATA

La storia del conflitto tra palestinesi e israeliani inizia ancora prima del 1948, anno di nascita dello Stato d'Israele. Tutti i passaggi che hanno portato alla situazione di oggi, spiegati in maniera chiara per chi - insegnanti o genitori - avesse il desiderio di far comprendere lo scenario ai più giovani.

di Antonio Carioti

Corriere della Sera 14.10.23

 

 

Il conflitto che oppone le forze armate israeliane e i fondamentalisti islamici palestinesi del movimento Hamas ha origini lontane nel tempo. Lo Stato d’Israele nacque nel 1948, ma già ai primi del Novecento pionieri ebrei avevano cominciato a trasferirsi in Terrasanta, allora parte dell’Impero ottomano (predecessore dell’attuale Turchia), per sfuggire alle frequenti persecuzioni antisemite di cui erano vittime soprattutto in Europa orientale. A promuovere l’immigrazione era il movimento sionista, che voleva costituire uno Stato per gli ebrei nella terra da cui erano stati cacciati nell’antichità dai dominatori romani. 

 

Dopo la Prima guerra mondiale (1914-1918) l’Impero ottomano fu smembrato e nel 1922 la Palestina venne affidata alla Gran Bretagna. Sotto il dominio inglese cominciarono a manifestarsi tensioni gravi tra gli ebrei sionisti che affluivano in quel territorio e la popolazione araba che vi abitava. Ci furono scontri e rivolte. Ovviamente l’immigrazione in Terrasanta aumentò parecchio per via della politica violentemente antisemita della Germania nazista, che giunse fino allo sterminio degli ebrei, la Shoah.

Terminata la Seconda guerra mondiale (1939-1945), i disordini in Terrasanta aumentarono e la Gran Bretagna decise di ritirarsi. Data la presenza nel paese di due comunità rivali, quella ebraica sionista e quella araba palestinese, le Nazioni Unite (Onu) stabilirono di dividere il territorio in due Stati. Ma quella decisione non fu mai attuata, perché gli arabi rifiutarono la spartizione. Non appena fu proclamato lo Stato d’Israele, il 14 maggio 1948, gli eserciti dei Paesi arabi circostanti (Egitto, Giordania, Siria, Libano) lo attaccarono per annientarlo, ma furono sconfitti.

Quella prima guerra arabo-israeliana ebbe varie conseguenze: il consolidamento dello Stato ebraico su un’area più vasta di quella che l’Onu gli aveva assegnato; l’occupazione del territorio rimanente da parte dell’Egitto (striscia di Gaza, a sud) e della Giordania (Cisgiordania o West Bank, a ovest); la fuga dalle loro case di circa 700 mila profughi arabi palestinesi; l’afflusso in Israele di ebrei provenienti dai Paesi arabi, dove per loro la situazione era diventata invivibile.

Negli anni successivi gli Stati arabi rifiutarono di riconoscere Israele e gli incidenti di frontiera furono numerosi. Una seconda guerra tra Israele ed Egitto ebbe luogo nel 1956, ma le forze dello Stato ebraico furono indotte dall’Onu a ritirarsi dal territorio nemico che avevano occupato. Nel 1964 nacque l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, con l’intento di costituire uno Stato arabo al posto di Israele. A gruppi dell’Olp si devono molte azioni di guerriglia, e spesso di terrorismo, contro gli israeliani (ma anche in Italia) negli anni successivi.

Nel 1967 scoppiò un nuovo conflitto, detto guerra dei Sei giorni, che vide Israele sconfiggere Egitto, Siria e Giordania. Di conseguenza lo Stato ebraico occupò Gaza (qui spieghiamo la sua storia), la Cisgiordania e anche fette consistenti di territorio egiziano, il Sinai, e di territorio siriano, il Golan. Dopo un’altra guerra, che si combatté nel 1973, venne raggiunto nel 1979 un accordo di pace tra l’Egitto, che recuperò il Sinai, e Israele. Ma gli altri Stati arabi e l’Olp continuarono a invocare la cancellazione dello Stato ebraico. E a loro si aggiunse anche l’Iran (Paese musulmano, ma non arabo), dopo la rivoluzione che portò al potere il regime islamico dell’ayatollah Khomeini.

Una bambina palestinese mangia dentro i rottami di un frigorifero nel campo profughi di Khan Younis (AP Photo/ Khalil Hamra)


Israele si è trovato dopo il 1967 a controllare anche zone abitate in larghissima maggioranza dalla popolazione araba palestinese, nelle quali sono stati costruiti insediamenti residenziali ebraici. Nel 1987 esplose a Gaza e in Cisgiordania una rivolta contro gli israeliani, detta in arabo Intifada, che durò diversi anni. Nel frattempo, l’Olp aveva moderato le sue posizioni, ma era sorta una nuova più estremista organizzazione palestinese di matrice musulmana, Hamas, decisa a distruggere Israele per sostituirlo con uno Stato islamico.

Attraverso una lunga trattativa tra l’Olp e Israele si giunse nel 1993 agli accordi di Oslo, che prevedevano la nascita di uno Stato palestinese accanto quello ebraico. Ma il successivo processo di pace, sabotato dagli estremisti di entrambe le parti, si è risolto in un fallimento, malgrado la creazione di un’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania e a Gaza. Anzi nel 2000 scoppiò una seconda Intifada, con vasto uso di attentati suicidi da parte palestinese. Terroristi muniti di cinture esplosive si facevano saltare in aria tra la folla, provocando molte vittime.

Nel 2005 Israele decise di ritirarsi dalla striscia di Gaza e il controllo di quella piccola porzione di territorio ai confini con l’Egitto venne assunta da Hamas. Da allora si sono spesso ripetuti conflitti sanguinosi. I miliziani di Hamas, aiutati dall’Iran, lanciavano razzi per colpire il territorio israeliano; le forze dello Stato ebraico rispondevano con bombardamenti massici e incursioni armate nella striscia.

Il 7 ottobre scorso è però avvenuto un fatto senza precedenti: i terroristi di Hamas, agendo di sorpresa, sono riusciti a sfondare le barriere costruite intorno a Gaza e hanno compiuto stragi di civili in Israele, che ha reagito dichiarando guerra al movimento islamico. Il risultato è lo scontro terribile a cui stiamo assistendo in questi giorni.

https://www.corriere.it/tecnologia/23_ottobre_13/la-guerra-tra-hamas-e-israele-spiegata-a39cf9d4-a287-44b1-96e3-c610df0e9xlk.shtml