Assurdo
e tragico, sconcertante e a tratti comico, il danno oltre la beffa:
sembra impossibile ma ultimamente sono tempi bui per chi ancora, con giusta
ragione, decide di indossare una mascherina per uscire. Tutto ciò è
ovviamente surreale ma in questa Italia delle contraddizioni trova ragione
anche il paradosso.
Bianca Leonardi
Indossare una mascherina oggi è troppo spesso
motivo di scherno, di occhiate a mo’ di “guarda lui, che sfigato”, perché in un
paese con più di 33mile vittime, nonni che non abbiamo salutato (ma tanto
avevano malattie pregresse), terrore anche per andare a fare la spesa è
ragionevole etichettare coloro che hanno rispetto, non solo di una legge che la
maggior parte delle persone ignora ma di se stessi e della comunità,
come dei disadattati schiavi di un sistema corrotto che ci riduce in burattini.
A me, personalmente, è capitato di dovermi giustificare
sul motivo per cui ancora (ancora?) stessi utilizzando la mascherina, del come
mai non volessi abbracciare persone che non vedevo da mesi solo per il gusto di
sentirsi tutti terribilmente fratelli, e tutto ciò è stato decisamente avvilente.
A
metà tra la rabbia e lo sconforto, tra la voglia di sparire e il tentativo di
ripetere ancora le mie motivazioni, che dovrebbero essere poi quelle di tutti
gli italiani ma che agli occhi dei maghi del complotto appaiono
retoriche, noiose e anche fuori luogo. Ed è questa la vera follia: sentirsi
inadatti di fronte al rispetto di una regola, anzi di una legge che abbraccia
quel buonsenso che è ormai solo argomento da bar.
Non
è una novità, è una dinamica conosciuta che sta alla base di molte
problematiche nella società e che è insita nella vecchia e antica “far parte
del gregge”, andare dietro a testa bassa a chi fa più rumore, essere bandiere senza
controllo in balia di un vento ingiusto e pericoloso. Perché questo è
quello che sono coloro che stanno dando vita al più misero teatro degli ultimi
tempi, coloro che pascolano senza meta bombardando di teorie basate sull’odio e
sull’ignoranza e agganciando tutte quelle persone che hanno tanto da
gridare, ma niente da dire.
La
manifestazione in Piazza Santa Croce a Firenze ne è la prova più triste
ed estrema: 15mila persone ammassate, senza senso e senza rispetto né pietà
alcuna verso i sacrifici di tutti gli italiani, che si sono divertite a giocare
a fare i potenti sulla base del “sentito dire” e del “ci stanno prendendo in
giro”. Un minestrone di ignoranza tra no vax, no mask, complottisti, negazionisti
e chi più ne ha più ne metta, per non parlare dei relatori che, alternandosi
sul palco carichi di esaltazione, fomentavano i presenti più o meno come fa il
vecchio del paese durante la partita a tombola della sagra d’estate, peccato
che qui in gioco non ci siano solo qualche spicciolo o un cesto pieno di
salumi. Qui si tratta della più bieca e subdola manipolazione di una tragedia
senza precedenti e della più pessima spettacolarizzazione di un dolore che
meriterebbe rispetto e silenzio.
Sono
arrivata quasi a vergognarmi a indossare la mascherina, non lo nego, e
questa è la dimostrazione di una tremenda sconfitta, non mia, non di
quelli che la pensano come me, ma di un paese che non è stato in grado di
osservare davvero cosa stesse succedendo, ha solo dato un’occhiata fugace,
senza l’intenzione di comprendere ma solo con la voglia di giudicare. Ed è così
che tutto si confonde, tutto diventa relativo, tutto viene messo in
discussione e quello schema di valori che dovrebbe essere una guida si sgretola
inevitabilmente tra le nostre mani.
Nonostante
l’amarezza prenda il posto della speranza, voglio credere che ci sia
ancora il desiderio di non farci inglobare in quel caos di eventi senza logica
e ragione che attraversano quell’Italia resa schiava dell’ignoranza e del pressappochismo,
perché denunciare questa follia è l’unica possibilità per dare ancora
un’occasione alla nostra nazione.
In un paese lasciato alla maleducazione è un privilegio
sentirsi inadeguati.