giovedì 25 giugno 2020

CORONAVIRUS E MASCHERINE, IL DANNO E LA BEFFA


Assurdo e tragico, sconcertante e a tratti comico, il danno oltre la beffa: sembra impossibile ma ultimamente sono tempi bui per chi ancora, con giusta ragione, decide di indossare una mascherina per uscire. Tutto ciò è ovviamente surreale ma in questa Italia delle contraddizioni trova ragione anche il paradosso.
 
 Bianca Leonardi



Indossare una mascherina oggi è troppo spesso motivo di scherno, di occhiate a mo’ di “guarda lui, che sfigato”, perché in un paese con più di 33mile vittime, nonni che non abbiamo salutato (ma tanto avevano malattie pregresse), terrore anche per andare a fare la spesa è ragionevole etichettare coloro che hanno rispetto, non solo di una legge che la maggior parte delle persone ignora ma di se stessi e della comunità, come dei disadattati schiavi di un sistema corrotto che ci riduce in burattini.


A me, personalmente, è capitato di dovermi giustificare sul motivo per cui ancora (ancora?) stessi utilizzando la mascherina, del come mai non volessi abbracciare persone che non vedevo da mesi solo per il gusto di sentirsi tutti terribilmente fratelli, e tutto ciò è stato decisamente avvilente.




A metà tra la rabbia e lo sconforto, tra la voglia di sparire e il tentativo di ripetere ancora le mie motivazioni, che dovrebbero essere poi quelle di tutti gli italiani ma che agli occhi dei maghi del complotto appaiono retoriche, noiose e anche fuori luogo. Ed è questa la vera follia: sentirsi inadatti di fronte al rispetto di una regola, anzi di una legge che abbraccia quel buonsenso che è ormai solo argomento da bar.

Non è una novità, è una dinamica conosciuta che sta alla base di molte problematiche nella società e che è insita nella vecchia e antica “far parte del gregge”, andare dietro a testa bassa a chi fa più rumore, essere bandiere senza controllo in balia di un vento ingiusto e pericoloso. Perché questo è quello che sono coloro che stanno dando vita al più misero teatro degli ultimi tempi, coloro che pascolano senza meta bombardando di teorie basate sull’odio e sull’ignoranza e agganciando tutte quelle persone che hanno tanto da gridare, ma niente da dire.

La manifestazione in Piazza Santa Croce a Firenze ne è la prova più triste ed estrema: 15mila persone ammassate, senza senso e senza rispetto né pietà alcuna verso i sacrifici di tutti gli italiani, che si sono divertite a giocare a fare i potenti sulla base del “sentito dire” e del “ci stanno prendendo in giro”. Un minestrone di ignoranza tra no vax, no mask, complottisti, negazionisti e chi più ne ha più ne metta, per non parlare dei relatori che, alternandosi sul palco carichi di esaltazione, fomentavano i presenti più o meno come fa il vecchio del paese durante la partita a tombola della sagra d’estate, peccato che qui in gioco non ci siano solo qualche spicciolo o un cesto pieno di salumi. Qui si tratta della più bieca e subdola manipolazione di una tragedia senza precedenti e della più pessima spettacolarizzazione di un dolore che meriterebbe rispetto e silenzio.

Sono arrivata quasi a vergognarmi a indossare la mascherina, non lo nego, e questa è la dimostrazione di una tremenda sconfitta, non mia, non di quelli che la pensano come me, ma di un paese che non è stato in grado di osservare davvero cosa stesse succedendo, ha solo dato un’occhiata fugace, senza l’intenzione di comprendere ma solo con la voglia di giudicare. Ed è così che tutto si confonde, tutto diventa relativo, tutto viene messo in discussione e quello schema di valori che dovrebbe essere una guida si sgretola inevitabilmente tra le nostre mani.

Nonostante l’amarezza prenda il posto della speranza, voglio credere che ci sia ancora il desiderio di non farci inglobare in quel caos di eventi senza logica e ragione che attraversano quell’Italia resa schiava dell’ignoranza e del pressappochismo, perché denunciare questa follia è l’unica possibilità per dare ancora un’occasione alla nostra nazione.

In un paese lasciato alla maleducazione è un privilegio sentirsi inadeguati.