Solitudine, depressione, mancanza
di esercizio fisico e i conflitti e le violenze che contribuisce a generare – o
esasperare – possono essere pericolose quasi quanto la malattia.
IL POST – 21.3.2020
Man mano che un numero sempre più
alto di paesi adotta misure di quarantena per affrontare la pandemia da
coronavirus, cresce il numero di persone che si trovano a fare i conti con
gli effetti secondari e indiretti di questo regime di autosegregazione. Medici
ed esperti avvertono che per gli individui particolarmente fragili questi
rischi possono essere persino superiori a quelli causati dal contagio.
Gli effetti psicologici che può
avere l’isolamento e la mancanza di contatti sociali sono molto noti: rabbia,
stress, ansia, depressione. Più a lungo dura l’isolamento e più dure sono le
sue condizioni. Questi sintomi andrebbero considerati una reazione normale a
una situazione eccezionale: insomma, non allarmatevi se il vostro partner o
coinquilino ha un attacco di panico. In questo momento è una reazione che può
accadere.
– Leggi anche: Come
restare mentalmente sani durante la quarantena
È una situazione, quella in cui ci
troviamo, apparentemente paradossale. «In un momento in cui il distanziamento
sociale è necessario per fermare il diffondersi del coronavirus», ha
scritto sul New York Times
Abdullah Shihipar, ricercatore di salute pubblica alla Brown University,
«questa stessa misura può contribuire a peggiorare la salute sul lungo
periodo».
Chi ha provato a misurare questo
peggioramento di salute, come la Health Resources and Services Administration,
un’agenzia del dipartimento della Salute degli Stati Uniti, sostiene che la
solitudine sia dannosa come fumare 15 sigarette al giorno. Le ricerche mostrano
che gli anziani che dicono di sentirsi soli, per esempio, hanno una mortalità
superiore del 45 per cento rispetto ai loro coetanei che non si sentono
trascurati. «La solitudine aumenta la possibilità di una morte prematura del 26
per cento, l’isolamento sociale del 29 per cento e vivere da soli del 32 per
cento», ha
spiegato al Guardian Julianne Holt-Lunstad, professoressa
di psicologia e neuroscienze della Brigham Young University, nello Utah.
Una delle ragioni per cui la
quarantena può essere pericolosa è che obbliga a rimanere a casa, il che
rischia di limitare la quantità di esercizio fisico fatto da ognuno di noi (che
spesso è già insufficiente). L’inattività forzata è particolarmente pericolosa
per le persone affette da patologie precedenti, ma può essere un problema anche
per persone fisicamente sane. Alle persone abituate a fare esercizio bastano un
paio di settimane di inattività per iniziare a mostrare effetti negativi, sia
fisici che psicologici.
Per questa ragione, molte autorità
sanitarie hanno avvisato i loro governi di continuare a permettere l’attività
fisica all’aperto, a patto di rispettare le distanze di sicurezza per evitare
la trasmissione del coronavirus (una distanza che è tra gli uno e i due metri).
Il New York Times, per
esempio, ha
ricordato l’ordinanza del dipartimento della salute della contea di San
Francisco secondo cui, quando vengono rispettate le distanze, l’esercizio
all’aperto è addirittura consigliato.
In Italia diversi esponenti del
governo hanno detto che sono state le autorità mediche a suggerire di consentire
la possibilità di fare attività fisica all’aperto all’interno del decreto
che stabilisce la quarantena, in quanto l’esercizio è molto importante per
combattere altre patologie. Sotto la pressione di una parte dell’opinione
pubblica e di molti politici, e in particolare degli amministratori della
regione Lombardia, questa apertura sembra però destinata a subire una
limitazione nei prossimi giorni. Se la proibizione sarà totale e valida per
chiunque, non poche persone ne saranno fisicamente danneggiate (in quel caso
diventerà importante avere una routine di esercizi da fare all’interno delle
proprie abitazioni).
Secondo Shihipar, la mancanza di
esercizio, l’isolamento e l’assenza di contatti con altre persone non soltanto
aumentano il rischio di depressione, ma hanno anche conseguenze fisiche dirette
e tangibili, come l’aumento delle complicazioni cardiache, dell’alta pressione
e, secondo alcune ricerche, possono persino contribuire alla riduzione della
capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni (questi due ultimi
effetti sono particolarmente importanti durante una pandemia come questa, visto
che in un caso rendono l’infezione più probabile e nell’altro la rendono più
pericolosa).
Al contrario, il senso di
vicinanza e comunità aiuta la salute e rende più facile adottare e mantenere
abitudini salutari. Secondo una recente ricerca svolta a Taiwan, i membri di
una comunità che dicevano di avere un buon rapporto con i propri vicini di casa
e di sentirsi inseriti in una rete sociale erano più inclini a vaccinarsi e a
lavarsi le mani. D’altro canto, la sensazione di isolamento produce effetti
opposti. In Germania una ricerca effettuata tra over 60 ha mostrato che più le
persone si sentivano sole, meno erano inclini a vaccinarsi contro l’influenza.
Messe di fronte a un isolamento
forzato, le persone cercano naturalmente di mantenere in funzione le loro reti
di supporto sociale. Prima in Cina, poi in Italia e ora sempre più spesso anche
nel resto d’Europa, le persone hanno iniziato a organizzare attività in
videochat: concerti, cene, lezioni di ginnastica e molto altro. Parlare al
telefono con amici e parenti è consigliato da tutti gli esperti ed è ritenuto
uno dei mezzi più efficaci per contrastare gli effetti dell’isolamento.
Ma anche il senso di comunità più
ampio è considerato molto importante. Moltissime persone in tutto il mondo, per
esempio, hanno iniziato ad affacciarsi alle finestre per condividere un po’ di
solidarietà. In Cina migliaia di persone si sono affacciate ogni sera alle
finestre per gridare “Wuhan, jiayou!”, che significa più o meno “Forza Wuhan”. In
Italia e nel resto d’Europa per applaudire i medici, cantare gli inni nazionali
e altre
canzoni.
– Leggi anche: Le
migliori app per fare videochat
Ma non a tutte le difficoltà
causate dalla quarantena si può sfuggire con la creatività e la solidarietà
all’interno di una comunità. Uno dei problemi principali della convivenza
forzata imposta dalla quarantena è che rende molto più complicate le situazioni
dove la convivenza è già difficile. Famiglie problematiche, in cui ci sono
componenti violenti o con problemi di dipendenze, si trovano a soffrire
particolarmente la quarantena, così come le persone che vivono in alloggi non
adeguati o troppo affollati.
Oltre ai bambini, le più esposte a
questa situazione sono le donne: in molti prevedono un aumento delle violenze
domestiche a causa della quarantena. Secondo un’organizzazione non governativa
cinese che lavora con le donne, durante la quarantena il numero totale di casi
di violenza domestica nella prefettura di Jingzhou, nella provincia di Hubei
(quella che ha per capitale Wuhan), è salito a oltre 300, e a febbraio il
numero di casi è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In
America circolano
già racconti coerenti con questo scenario.
– Leggi anche: Il
coronavirus e la violenza domestica
In Italia chi si trova vittima di
violenza domestica o pensa di essere a rischio può utilizzare il numero
antiviolenza e stalking 1522, che è attivo anche in questi giorni 24 ore su 24
ed è gratuito. Dal sito del movimento
femminista “Non una di meno” è inoltre possibile chattare direttamente con
un’operatrice. La rete dei centri antiviolenza sta poi segnalando le
possibilità rimaste attive sul territorio italiano, e in alcuni spazi
femministi sono stati aperti
canali diretti via chat, perché chiuse in casa non sempre sarà possibile
telefonare.