mercoledì 20 giugno 2018

LA NAZIONE DEI SENZA NAZIONE


Nel mondo 68,5 milioni profughi: il 53 per cento dei profughi e degli sfollati sono bambini o minori. Dal 19 aprile al 31 maggio sono 2000 i bambini separati dai genitori al confine Messico-Usa.

 Rachele Giannelli 
Il Manifesto - 19.6.2018


È più grande dell’Italia la nazione dei senza nazione, dei fuggiaschi, degli sfollati, dei profughi e dei rifugiati: le persone costrette a fuggire da casa propria nel mondo sono 68,5 milioni, secondo il rapporto annuale Global Trends 2017 presentato ieri dall’agenzia Onu per i rifugiati, l’Unhcr.

Ma essendo una realtà mutevole e itinerante, anche se per lo più ammassata in grandi campi profughi o in baracche degli slum delle metropoli (il 58% abita in aree urbane), forse è più corretto rappresentarli come flusso: sono 44.500 al giorno, una persona che si aggiunge ogni due secondi. Un essere umano ogni 110, in sostanza, è costretto a fuggire. Mentre 667 mila persone hanno potuto fare ritorno a casa o nel proprio paese nel corso del 2017. In ogni caso da cinque anni questa cifra record di 68 milioni, tanti quanti i cittadini della Thailandia, non diminuisce, alimentata in particolare nel 2017 dagli esodi di massa da Congo, Sud Sudan e Birmania (i rohingya).
I profughi, che scappano cioè da guerre e persecuzioni e violenze sono 25,4 milioni. E i richiedenti asilo, cioè le persone ancora in attesa al 31 dicembre scorso di un attestato di protezione internazionale sono passati da 300 mila del 2016 a 3,1 milioni nel 2017, segno delle peggiori condizioni per l’esame delle domande e il rilascio dello status di rifugiato.
Contrariamente alla vulgata razzista, l’85% dei profughi risiede, non nei Paesi industrializzati e ricchi come il nostro, ma in quelli poveri o in via di sviluppo. Quasi due terzi del totale (40 milioni) sono sfollati interni, cioè non hanno ancora varcato il confine del proprio Paese, sperando di poter tornare per ricostruirsi una vita lì dove abitavano un tempo. Quattro rifugiati su cinque, poi, vanno poco oltre, nei paesi limitrofi, sempre nella speranza di tornare quanto prima. Un quinto sono palestinesi, presi in carico dall’apposita agenzia dell’Onu Unrwa. I restanti provengono per i due terzi – da cinque aree del globo: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Birmania, Somalia. Quindi anche da Iraq e Venezuela.
La Turchia, dopo l’accordo del 2016 con l’Ue per il trattenimento dei 3,5 milioni siriani in fuga dalla guerra che dura sette anni è il primo Paese ospitante, seguito da Pakistan (ospita metà dei profughi dall’Afghanistan), Uganda, Libano e Iran. Il Libano ha il maggior numero di rifugiati in rapporto ai cittadini ( 164 ogni mille abitanti, l’Italia 19, la Turchia 43). La Germania non è più il luogo d’arrivo più ambito, il sogno ora sono di nuovo gli Stati Uniti.
immigrazione.