mercoledì 28 febbraio 2024

SICCITA': IN ITALIA MANCA GIA' IL 64% DELL'ACQUA CONTENUTA NELLA NEVE

Gli ultimi giorni hanno portato, grazie alle piogge, un po’ di ristoro al Sud. Ma dal Piemonte alle aree attraversate dal Po è allarme per la carenza di risorse idriche dovute anche alla scarsa neve su Alpi e Appennini.

 


 

Giacomo Talignani

26 febbraio 2024 


Per alcuni territori, come la Sicilia o la Puglia, negli ultimi giorni il cielo ha portato un po’ di ristoro: le piogge daranno temporaneamente sollievo a quella siccità che in regioni come la Sicilia o il Piemonte, dove è stato richiesto lo stato di calamità naturale, in vista dell’estate rischia di mettere in ginocchio l’economia e i servizi per i cittadini.

Mentre altrove come in Spagna, in Catalogna, a Barcellona sono pronti a farsi rifornire d’acqua da navi cisterne - tanto è grave la situazione - come sono messe le riserve idriche italiane a circa un mese dall’inizio della primavera?

 

Non benissimo. Secondo Coldiretti la portata del Po è dimezzata: citando una rilevazione Isac-Cnr l’associazione di categoria parla di forte siccità nella zona della Pianura Padana, per il mese di gennaio.

In Piemonte a esempio la portata d’acqua del Po è dimezzata e le precipitazioni si sono ridotte del 25% rispetto alla norma del periodo, anche a causa di temperature regionali che sono superiori alla media di 1,7 °C, con il quinto gennaio più caldo dal 1958, secondo i dati di Arpa.

“Da nord a sud della nostra Regione, iniziano a esserci i primi segnali legati alla siccità - spiega Coldiretti Piemonte - L’assenza di piogge e la poca neve caduta mettono a rischio, infatti, le semine di cereali e legumi, i pascoli, l’ortofrutta, le vigne. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli e tale obiettivo richiede un impegno e una maggiore flessibilità da parte delle Istituzioni competenti. In questo scenario, serve un coordinamento tra gli enti preposti alla gestione idrica ed è necessario, attraverso un’attenta pianificazione, mettere in atto interventi strutturali per efficientare le risorse idriche, anche attraverso l’impiego dei fondi dello Sviluppo rurale. Servono anche investimenti con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta a aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica”.

Il territorio piemontese, come altri, paga infatti soprattutto una mancanza di riserve idriche legata alla neve. A tracciare un quadro più completo delle condizioni siccitose è Fondazione Cima, che attraverso una analisi stima come quest’anno in Italia manchi il 64% dell’acqua contenuta dalla neve, un dato che tra Alpi e Appennini fa intuire come potrebbe essere un altro anno difficile in termini di siccità.

Nonostante ci siano state alcune nevicate, e altre sono previste per le prossime ore, come ricorda Francesco Avanzi, idrologo di Fondazione Cima, «una nevicata non fa inverno» e le scarse precipitazioni delle scorse settimane non sono sufficienti a colmare il deficit idrico. I dati dello Snow water equivalent (Swe) parlano infatti di un deficit nazionale del 64%, condizione che «va fatta risalire al tempo mite e secco, soprattutto nella seconda metà di gennaio, che ha aggravato un deficit preesistente: secondo le nostre stime, hanno portato a una fusione anticipata dell’ordine di 1 miliardo di metri cubi di acqua in neve nella seconda metà di gennaio. Purtroppo, la scarsità di neve ha caratterizzato i nostri monti per tutti gli ultimi tre anni», spiega Avanzi.

Come è facile comprendere dalle tante immagini degli Appennini verdi e marroni, e per nulla imbiancati, con tanto di decine e decine di impianti sciistici che questo inverno sono rimasti chiusi, la fascia appenninica è in estrema sofferenza.

In pratica la stagione della neve non è pervenuta finora in quest’area: nel bacino del Tevere c’è un deficit di acqua contenuta nella neve del 93%, in Abruzzo, Appennino centrale, di quasi l’85%. A livello di Alpi si parla invece di -53%, livelli simili allo scorso anno nello stesso periodo.

Come chiosa Avanzi di Fondazione Cima però vale sempre la pena ricordare che «la neve alpina è particolarmente importante per l’approvvigionamento idrico italiano, perché alimenta anche il bacino del Po. Bacino che registra un deficit di Swe del -63% rispetto agli ultimi 12 anni».

Senza l’acqua del Po e dei suoi affluenti, che secondo Coldiretti hanno già una portata già dimezzata, se questa primavera dovesse piovere poco, e in caso di nuovi e persistenti anticicloni africani, l’Italia si troverebbe nuovamente a fare i conti in estate, e poi nel successivo autunno, con una drammatica siccità per le coltivazioni e le economie del Paese. C’è dunque da sperare che le nevicate in arrivo questa settimana, soprattutto al Nord, non siano un evento sporadico, così come per le piogge previste nelle zone tirreniche e a Nord Ovest.

 

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