giovedì 15 aprile 2021

GLI ANNI DI PIOMBO

 Non è passato un solo giorno, un giorno solo, senza che qualcuno non sia stato ammazzato, ferito, gambizzato, sprangato, accoltellato, sparato o rapito. Senza che un’auto, un locale o un posto non sia stato devastato, bruciato o distrutto. Nel solo 1969 ci sono stati 145 attentati. Nel 1979 in Italia operavano 269 sigle armate terroristiche.

 


Si chiama arte di dimenticare e in filosofia ha origini molto indietro nel tempo, fino all’antica Grecia. In psicologia ha un nome meno poetico, “rimozione”, ma significa più o meno la stessa cosa. E’ la tendenza, la capacità, di fare a meno dei ricordi brutti, di dimenticarli, come se non fossero mai accaduti. Tenersi soltanto le cose belle, i sogni, e buttare via gli incubi.

E’ quello che deve essere successo alla società italiana dopo gli anni ’70 e i primi anni ’80. Che sono stati anni straordinari, creativi e positivi per tantissimi aspetti, ma che per altri, invece, sono stati un vero e proprio incubo.

 

Se si sfoglia uno di quei libri che raccolgono giorno per giorno tutti gli episodi di violenza legati alla politica di quegli anni si vede chiaramente che non è passato un solo giorno, un giorno solo, senza che qualcuno non sia stato ammazzato, ferito, gambizzato, sprangato, accoltellato, sparato o rapito. Senza che un’auto, un locale o un posto non sia stato devastato, bruciato o distrutto.

 


Raccontare la storia di quegli anni -  la storia della metà oscura di quegli anni, naturalmente, quella chiara, quella bella, è un’altra cosa – raccontare la storia brutta di quegli anni significa fare un lungo, lunghissimo elenco di nomi di vittime, in gran parte dimenticate.

Chi ha vissuto quegli anni, soprattutto chi ha vissuto ai margini della vita politica e senza viverla sulla propria pelle, spesso ha dimenticato la difficoltà di muoversi in una città a macchia di leopardo, dove attraversare un quartiere di un colore di un altro poteva significare la morte per chi fosse vestito nella maniera sbagliata. Quando sfilare in un corteo poteva significare prendersi un proiettile da una parte, dall’altra e anche davanti, dove stavano le forze dell’ordine.

Chi non li ha vissuti, invece, chi ha vissuto in tempi in cui un’azione politica violenta, una coltellata, una bottiglia molotov o una testa rotta sono giustamente tornate a fare notizia, certe cose non riesce neppure ad immaginarle.

 


La violenza diffusa degli anni di piombo. E non soltanto quella del terrorismo organizzato, delle Brigate Rosse, di prima Linea, dei NAR, ma quella più quotidiana, più disordinata e spontanea di ragazzi che si ammazzavano con altri ragazzi a seconda della divisa che indossavano, rossa, nera o grigioverde.

E per questo che servono gli elenchi. Perché i numeri, soprattutto se sono uniti ai nomi e ai volti, fanno capire le proporzioni di un fenomeno come quello, della follia di quegli anni, che qualcuno arriva a chiamare “guerra civile” e che comunque era un incubo.

L’arte di dimenticare, la rimozione, non funzionano mai. Si finisce per rifare gli stessi errori e sviluppare nuove patologie.

 (Carlo Lucarelli, Misteri d'Italia, Rai tre Blu notte)

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Secondo i dati fomiti dal ministero dell'Interno, nel periodo tra il 1 gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987 si sono avuti in Italia 14.591 atti di violenza politicamente motivati contro persone o cose. Nel solo 1969 ci furono 145 attentati. In questo computo sono compresi atti molto diversi tra loro, che vanno dall'aggressione squadristica all'omicidio, dall'attentato con bottiglia incendiaria a quello con esplosivo. Nei cinque anni di maggior violenza del fenomeno terroristico(dal 1976 al 1980) ci si sono stati complessivamente 9.673 atti di violenza, con una media di oltre cinque episodi al giorno. Nel 1979 -  anno nel quale gli atti eversivi sono stati 2.513 e in Italia operavano 269 sigle armate terroristiche -  la media è stata addirittura di sette azioni di violenza politica ogni ventiquattro ore. I morti sono stati complessivamente 419, i feriti 1.181; l'anno più̀ tragico è stato il l980, con 125 morti e 236 feriti ma è da notare che in quell'anno vi fu la strage alla stazione di Bologna che, da sola, provocò 85 morti e 177 feriti. Complessivamente nelle otto stragi perpetrate in Italia tra il 1969 e il 1984 ci sono stati 149 morti e 688 feriti.