Nichi Vendola e il compagno Eddy Testa sono
diventati genitori di un bambino che hanno chiamato Tobia Antonio. Il padre
genetico è il partner dell'ex presidente della Regione Puglia. I due si sono
rivolti a una clinica californiana e hanno avuto il piccolo grazie all'utero in
affitto.
Nichi Vendola e Eddy Testa (foto Internet) |
Giuseppe Musmarra – 29.2.2016 – L’Huffington Post
Una modesta domanda a tutti coloro che dissertano con toni enfatici e
indelicati sul figlio
di Vendola: stiamo comunque parlando di un neonato che verosimilmente un
giorno vivrà in Italia. Tutto resta, nella rete. Quando un giorno, a dieci,
dodici anni, Tobia Antonio leggerà appunto in rete i pareri delle opposte
tifoserie sulla sua vicenda, su quelli che saranno comunque i suoi genitori,
sulla scelta della sua madre naturale, ecco: che cosa proverà? Cosa penserà di
noi? Di questi toni da corrida, da Colosseo, di questo frullatore impazzito di
commenti sulla sua pelle?
La sua vita, che adesso è la vita di un neonato,
quando sarà adolescente, quando sarà adulto, come sarà segnata dalla nostra
sferzante e irrefrenabile smania di "commentite" a tutti i costi?
Riderà di noi? Ci compiangerà? O, più semplicemente, ne soffrirà?
Noi, tutti noi, abbiamo diritto di essere favorevoli o contrari alla
maternità surrogata. In tanti Paesi è una pratica legale e accettata. Per altri
è inconcepibile. Ma non è questo il punto. Il punto, a mio avviso, è che,
magari anche in buona fede, magari anche senza pensarci, per molte, troppe ore
a nessuno è venuto in mente che il volere a tutti i costi schierarsi pro o
contro la decisione di un politico sulla sua vita privata abbia orribilmente
cortocircuitato quello che è il diritto supremo, ossia il diritto del minore.
La politica, lo
scontro politico viralizzato dai social ha così divorato istantaneamente la
vita di un bambino, deprivandola del suo diritto a una crescita serena.
Dato che uno dei principali timori dei contrari alle adozioni da parte di
coppie omosessuali è il dubbio sull'equilibrio dei minori, forse ci si potrebbe
interrogare sul grado di armonia e serenità che Tobia Antonio proverà leggendo
a esempio le dichiarazioni di Salvini sui suoi genitori, o i giudizi sulla
madre naturale.
Io non metto in dubbio, e anzi lo capisco, che la sua nascita e il suo
essere considerato figlio di Nichi ed Eddy sia anche una faccenda che riguarda
il tipo di società che andiamo a costruire nel futuro. Ma quel che è
innegabile, incontrovertibile, indiscutibile, è che prima di tutto, in prima
istanza, la nascita e la vita di Tobia Antonio riguarda - dovrebbe riguardare -
lui e solo lui. Prima di Vendola. Prima di Eddy. Prima della madre. Prima di
ciascuno di noi e del nostro sguaiato bisogno di giudicare. E penso che questo
orribile referendum popolare che si è scatenato in rete abbia violato questo
suo diritto, che è un diritto sacro. Un giorno, quando Tobia Antonio cercherà
le prime risposte dalla vita, e leggerà, si documenterà, sarà curioso, ebbene
quel giorno, quando accadrà, non meriteremo il suo perdono.
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Quella
che la medicina preferisce chiamare “maternità surrogata” o “assistita”
è la pratica che permette a una coppia sterile (o omosessuale, o
single, laddove permesso) di diventare genitori grazie a un’altra donna
che si fa carico della gravidanza fino al parto. Seme e ovuli dei
richiedenti (o, laddove è necessario, di donatori e donatrici) vengono
fecondati in vitro e l’embrione viene poi impiantato nell’utero in
affitto: la madre surrogata partorirà ma in nessun caso potrà essere
riconosciuta come madre. A tutti gli effetti la madre legale è quella
che ha trasmesso i geni, non quella che ha partorito.