Aldo Maturo - Informazioni, rassegna, articoli, opinioni, racconti, foto, echi di memoria
giovedì 31 maggio 2012
LONDON 2012 - IL MESTIERE DI MAMMA
martedì 29 maggio 2012
TERREMOTO : NORME DI COMPORTAMENTO
lunedì 28 maggio 2012
BENEVENTO, SCADE LA QUALITA' DELLA VITA
Nell'indagine sulla Qualità della Vita 2011 è passata dal 94^ al 97^ posto su 107 province
Aldo Maturo
(da www.vivitelese.it - Aldo Maturo - 27.5.2012)
“La felicita' non dipende da quello che hai, ma da quello che senti. E' uno stato mentale. Dipende da come ti disponi alla vita” ha detto Bonolis al Festival della Felicità di Pesaro-Urbino (25 maggio-3 giugno).
Forse è vero ma credo che la felicità dipenda anche dalla qualità della vita. Il Sole24ore da 20 anni redige una classifica sulla qualità della vita nei 107 capoluoghi di provincia italiani adottando degli indicatori che certamente semplificano la ricerca ma ci portano a dei risultati che devono essere stimolanti per gli amministratori e per gli abitanti.
La classifica 2011 è stata fatta su una serie d’indicatori che hanno portato a 6 classifiche parziali prima della classifica generale. Si è tenuto conto del tenore di vita, servizi e ambiente, salute, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione, tempo libero.
Ai primi 5 posti in classifica generale si sono classificate Bologna, Bolzano, Belluno, Trieste e Ravenna. Agli ultimi 5 Foggia, Caltanisetta, Napoli, Caserta e Trapani.
La posizione di Benevento non è stata particolarmente brillante perché il livello è scaduto rispetto al 2010 su quasi tutti i sei parametri di riferimento.
Ha perso tre posizioni in classifica generale passando dal 94^ al 97^ posto su 107 province. Nelle classifiche parziali la situazione è stata la seguente:
1) Tenore di vita: 102^ (nel 2010 era 103^ - nel 2011 la prima è Treviso);
2) Servizi, ambiente e salute: 89^ (nel 2010 era 76^ - nel 2011 la prima è Trieste);
3) Affari e lavoro: 93^ (nel 2010 era 80^ - nel 2011 la prima è Ravenna);
4) Ordine pubblico: 52^ (nel 2010 era 51^ - nel 2011 la prima è Oristano);
5) Popolazione: 85^ (nel 2010 era 74^ - nel 2011 la prima è Piacenza)
6) Tempo libero: 91^ (nel 2010 era 94^ - nel 2011 la prima è Rimini)
Gli indicatori presi in considerazione dal sondaggio presentano tutti valori decisamente negativi e mettono a fuoco la percezione diffusa di un progressivo peggioramento della situazione. Bisogna cogliere ed interpretare questi dati. La crisi finanziaria, la recessione economica, secolari tradizioni non devono essere l’alibi per rassegnarsi a definitivi orientamenti pessimistici se non vogliamo che la qualità della vita continui a deteriorarsi e a desertificarsi. Chissà se tutte le persone possono, anche singolarmente, cominciare a cambiare qualcosa, cambiare le cose che si fanno, il modo come le si fa in uno sforzo di continua e reciproca interazione. Lo so, molte scelte sono indipendenti dalla propria volontà o limitate da condizionamenti culturali ed ambientali. Credo che ci vogliono nuove risposte e il ruolo dei giovani in questo cambiamento culturale è assolutamente prioritario per creare un contesto sociale ed economico diverso cui i politici dovranno necessariamente adeguarsi. E' in gioco la qualità della vita di tutti quelli che vivono in questa terra.
sabato 26 maggio 2012
GRILLO, ADESSO PROVATE A VOTARE UN ALTRO
di Francesco Maria Del Vigo - Prefazione di Alessandro Sallusti
Da vent'anni gli italiani dicono che i politici sono dei buffoni e ora vogliono portare un comico nelle stanze del potere. Dalle contraddizioni del padre padrone Beppe Grillo al travolgente successo alle elezioni amministrative, dal web ai palazzi del potere, dai palazzetti dello sport ai consigli comunali. Un viaggio nella galassia grillina per capire il terremoto che ha sconvolto la politica italiana. Dissidi tra i militanti, editti del capo, poca democrazia interna e il ruolo di Gianroberto Casaleggio, il discusso spin doctor di Grillo. Ma anche la capacità di saper intercettare, come nessun altro partito ha saputo fare, il malcontento di una larga parte del Paese che, a dispetto delle apparenze, non è solo di sinistra. Beppe Grillo ora è un politico e tutti dovranno fare i conti con lui. Francesco Maria Del Vigo racconta e analizza la velocissima metamorfosi dei grillini: da forza antisistema a terzo partito del Paese.(www.ilgiornale.it, 26.5.2012)
venerdì 25 maggio 2012
"SUA SANTITA' "
Il cosiddetto "corvo" delle carte rubate in Vaticano è stato arrestato dalla Gendarmeria papale. L'uomo è Paolo Gabriele, "aiutante di camera" della famiglia pontificia, in sostanza il cameriere di Bendetto XVI. Questa mattina Gabriele è stato ascoltato in un interrogatorio dal promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi. (Agenzia IGN,25.5.2012,ore 16,15)
IL SENSO DELLA VITA
IL SENSO DELLA VITA edizione speciale Versione live del programma di Paolo Bonolis "IL SENSO della VITA" andato in onda per quattro edizioni su Canale 5. Una proposta comunicativa di spettacolo, riflessione e svago rivolta al tema della vita.
Al centro di questa particolare serata, il tema principale del festival, la ricerca della felicità che verrà declinato in forme diverse, coinvolgendo il pubblico in un processo di divertita curiosità e riflessione.
FESTIVAL DELLA FELICITA' 2012
giovedì 24 maggio 2012
GUARDIA SANFRAMONDI : RITI SETTENNALI
I Riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta o Festa
dell’Assunta si svolgono ogni sette anni a Guardia Sanframondi. Si tratta di
una manifestazione religiosa di origini antichissime e di difficile datazione
che alcuni storici fanno addirittura risalire a culti pagani precristiani.
|
I Battenti, di Guardia Sanframondi (BN) |
Il Cammino della penitenza: sacre rappresentazioni e corpi devoti
di Giovanni Lombardi - 23 maggio 2012 -
Si arricchisce ulteriormente l’iniziativa di http://www.ritisettennali.org che solo da qualche settimana ha lanciato l’iniziativa in rete di una ‘sezione ‘ del sito dove conservare, archiviare, e consultare le tesi di laurea di giovani ricercatori che hanno voluto studiare i riti settennali di penitenza Guardia Sanframondi.
Lo spazio ospita la tesi della dottoressa Giovanna Paradiso che si è
laureata nell’anno accademico 2003/2004 presso L’Università degli
studi di Roma ”LA SAPIENZA” Facoltà di Lettere e Filosofia con una Tesi
di laurea in Etnologia relatore prof. Luigi M. Lombardi Satriani correlatore
dott. Rosa Parisi dal titolo La festa dell’Assunta a Guardia
Sanframondi. Il cammino della penitenza: sacre rappresentazioni e corpi devoti.
Con questo lavoro – spiega Giovanna Paradiso – per la prima volta mi sono messa di fronte a me stessa, alle mie capacità e, ahimè, di fronte ai limiti della mia conoscenza. Ma nella mia testa durante tutti questi mesi ritornava una frase, letta in qualche libro nei giorni trascorsi in biblioteca, che diceva più o meno così: “Avanti non sei solo, ma nel cammino ti accompagna una lunga schiera di uomini, che abbraccia morti e viventi e che anche se ti raggiunge attraverso i tuoi educatori più diretti, in realtà ti rende partecipe di evi tramontati e di civiltà scomparse“.
Ringrazio primo tra tutti il prof. Lombardi Satriani per aver fatto crescere in me l’ansia e il bisogno di cercare, conoscere e riconoscere l’Altro e per avermi trasmesso attraverso le sue tante parole la passione per l’antropologia, un racconto straordinario che parla all’uomo dell’uomo. Ringrazio la dott.sa Parisi, per prima mi ha detto che il ‘nostro’ è un lavoro difficile. La ringrazio perché nei suoi occhi ho trovato lo sguardo sicuro e premuroso di un vero maestro. Ad entrambi la mia riconoscenza per avermi affidato un lavoro forse al di sopra delle mie esperienze.
A Guardia Sanframondi ho conosciuto persone straordinarie, le ringrazio per avermi concesso il loro tempo, il loro sapere e soprattutto per avermi concesso di partecipare ad un momento eccezionale della loro storia. A sette anni dalla mia laurea, ciclo simbolico del rito preso in esame, ho accolto con entusiasmo la proposta di pubblicare il mio lavoro nello spazio dedicato alle tesi del sito http://www.ritisettennali.org apprezzo molto l’iniziativa di Giovanni Lombardi di raccogliere, conservare e rendere fruibili on line il materiale di questa tradizione secolare e fondante per l’identità del popolo guardiese, che altrimenti rischierebbe nel tempo di perdere il suo significato autentico e di essere dimenticata.
A questo link troverete la ricerca della dott.ssa Giovanna Paradiso: http://www.ritisettennali.org/documenti/tesi-di-laurea/
Categories: Ritisettennali
Questo progetto coltiva la proposta di inserimento dei Riti settennali di penitenza nell'elenco UNESCO del patrimonio immateriale dell'umanità.
martedì 22 maggio 2012
GRILLO UBER ALLES
Komiker-Partei gewinnt Wahl in Parma
Politik-Clown Beppe Grillo: "Nach Stalingrad müssen wir jetzt nach Berlin"
Der Komiker Beppe Grillo ist das Enfant terrible der italienischen Politik - jetzt wird seine Protestpartei erstmals eine Großstadt regieren: Sie hat die Kommunalwahl in Parma gewonnen. Der Kandidat der Fünf-Sterne-Bewegung holte gut 60 Prozent der Stimmen.
GRILLO, DA COMICO A POLITICO
L’ebook si potrà acquistare da giovedì 24 maggio su ilgiornale.it, l’App store, Amazone.it e Bookrepublic.it.
(foto paz83.wordpress.com) |
di Domenico Ferrara- 21 maggio 2012 – Il Giornale
Si può definire il lato mancante di Beppe Grillo, ma anche quello fondante e complementare. Può essere considerata un'endoscopia del comico o un'esegesi del politico.
lunedì 21 maggio 2012
FALCONE : UNA STRAGE COME IN LIBANO
A 20 anni dalla strage si rivive il ricordo di quei terribili attimi nel servizio di Attilio Bolzoni su “Repubblica” del 24.5.1992. E’ una ricostruzione fedele della strage che si legge tutta d’un fiato, la cronaca della morte annunciata di un italiano troppo diverso e troppo solo per avere un’altra sorte.
La Croma blindata di Falcone (foto digilander.libero.it) |
E' morto, è morto nella sua Palermo, è morto fra le lamiere di un'auto blindata, è morto dentro il tritolo che apre la terra, è morto insieme ai compagni che per dieci anni l'avevano tenuto in vita coi mitra in mano. E' morto con sua moglie Francesca. E' morto, Giovanni Falcone è morto. Ucciso dalla mafia siciliana alle 17,58 del 23 maggio del 1992. La più infame delle stragi si consuma in cento metri di autostrada che portano all'inferno. Dove mille chili di tritolo sventrano l'asfalto e scagliano in aria uomini, alberi, macchine. C'è un boato enorme, sembra un tuono, sembra un vulcano che scarica la sua rabbia.
In trenta, in trenta interminabili secondi il cielo rosso di una sera d'estate diventa nero, volano in alto le automobili corazzate, sprofondano in una voragine, spariscono sotto le macerie. Muore il giudice, muore Francesca, muoiono tre poliziotti della sua scorta. Ci sono anche sette feriti, ma c'è chi dice che sono più di dieci. Alcuni hanno le gambe spezzate, altri sono in fin di vita. Un bombardamento, la guerra.
Sull'autostrada Trapani-Palermo i boss di Cosa Nostra cancellano in un attimo il simbolo della lotta alla mafia. Massacro ''alla libanese'' per colpire e non lasciare scampo al Grande Nemico. Una tonnellata di esplosivo, un telecomando, un assassino che preme un tasto. Così uccidono l'uomo che per dieci anni li aveva offesi, che li aveva disonorati, feriti.
La vendetta della mafia, la vendetta che diventa morte in un tratto di autostrada a cinque chilometri e seicento metri dalla città, la città di Giovanni Falcone, la città dove pochi lo amavano e molti lo odiavano.
La cronaca della strage comincia all'aeroporto di Punta Raisi quando su una pista atterra un DC 9 dell'Alitalia e subito dopo un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti proveniente da Roma. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca. Sono le 17,48 quando il jet è sulla pista di Punta Raisi. E sulla pista ci sono come ogni sabato pomeriggio tre auto che lo aspettano. Una Croma marrone, una Croma bianca, una Croma azzurra. E' la sua scorta, la solita scorta con Antonio, Antonio Montanari, agente scelto della squadra mobile che appena vede il ''suo'' giudice che scende dalla scaletta si infila la mano destra sotto il giubbotto per controllare la bifilare 7,65. Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene, alle 17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia è sull'autostrada che va verso Palermo.
Tutto sembra tranquillo, ma così non è. Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che fra otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie. La Croma marrone è davanti, centotrenta all'ora. Guida Vito Schifani, accanto c'è Antonio, dietro Rocco Dicillo. E corre, la Croma marrone corre seguita da altre due Croma, quella bianca e quella azzurra. Sulla prima c'è il giudice che guida, accanto c'è Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei magistrato. Dietro un altro agente di scorta. E altri quattro sulla Croma azzurra.
Un minuto, due minuti, la campagna siciliana, l'autostrada, l'aeroporto che si allontana, quattro minuti, cinque minuti, il DC 9 dell'Alitalia proveniente da Roma che scende verso il mare e sorvola l'A 29. Sono le 17,57, Palermo è vicina, solo sette chilometri, solo pochi minuti.
Lo svincolo per Capaci è lì, c'è un po' di vento, ondeggia il cartellone della ''Sia Mangimi'', si muovono gli alberi, il mare è increspato. Ecco, sono quasi le 17,58. La Croma marrone è sempre avanti, il contatto radio con la Croma bianca c'è, la ''linea'' è silenziosa, vuol dire che tutto va bene, non c'è problema. Ma dietro, intorno, da qualche parte, c'è l'assassino, ci sono gli assassini che aspettano Giovanni Falcone. Sono le 17,58. C'è una curva larga, c'è un rettilineo di 180 metri, c'è un'altra piccola curva. E c'è un sottopassaggio prima di arrivare ad una specie di colonna grigia con su scritto ''Cementerie siciliane''. Il cartello che indica l'uscita per Isola delle Femmine è a qualche metro, più avanti ci sono due gallerie. Sempre buie, sempre mal illuminate.
Foto Gallery.giovani.it |
ono le 17,58 e Salvatore Gambino, coltivatore diretto di trentaquattro anni, passeggia su un ponticello e guarda le auto che sfrecciano sull'autostrada. Sono le 17,58 e una Fiat Uno con una coppia di austriaci va verso Trapani seguita da una Opel Corsa di colore rosso. Sono le 17,58 quando la mafia compie la sua vendetta.
''Ho visto una fiammata e poi ho sentito un boato... forse prima ho sentito il boato e poi ho visto del fumo nero'', racconterà un'ora dopo confuso il coltivatore Salvatore Gambino a un carabiniere. 17,58, l'ora del massacro, l'ora dell'infamia, dell'orrore, della morte. Il lampo, il tuono, la strada si apre per cinquanta metri verso Palermo e per cinquanta metri verso Trapani.
Gli oleandri che dividono le due carreggiate dell'autostrada A 29 bruciano, l'aria è irrespirabile, quintali di asfalto vengono catapultati verso il cielo. E' l'esplosione, sono i mille chili di tritolo che brillano, che fanno strage, che fanno morte. I mafiosi li avevano piazzati in una specie di fossa a un metro dal sottopassaggio che taglia l'autostrada. Hanno aspettato Falcone, hanno aspettato la Croma marrone e le altre due auto blindate, hanno aspettato l'attimo per fare clic e uccidere il Grande Nemico.
Solo trenta secondi, solo trenta secondi dal lampo e dal tuono alla strage e alla morte. Quando il tritolo esplode sulla strada si apre una buca, una diga, una fossa di una cinquantina di metri. ''Come il cratere di un vulcano'', dirà poi il procuratore capo di Palermo Piero Giammanco. Dentro il cratere del vulcano finisce per un istante la Croma marrone. Solo per un attimo. Poi verrà scaraventata lontana, un volo di cinquanta, sessanta, ottanta, cento metri. Un volo dall'altra parte dell'autostrada, verso il mare, in un campo di ulivi.
Muore Antonio, muore Vito, muore Rocco. L'asfalto schizza per aria.Muoiono tutti, poveri ragazzi. Un secondo dopo la Croma bianca guidata da Giovanni Falcone piomba nel cratere, si infossa, si alza, si schianta a terra, si rialza, si riabbassa. I primi tre metri di Croma vengono tranciati dal tritolo, l'altro metro e mezzo di automobile si accartoccia. I pezzi di asfalto schizzano per aria, volano verso il mare e verso la montagna. Giovanni Falcone viene schiacciato dall'urto del tritolo e dall'auto che sbatte impazzita, Francesca finisce sui vetri in frantumi, l'autista che sta dietro si chiama Giuseppe Costanza. E' in trappola, prigioniero fra le lamiere, ma vivo, vivo. La Croma marrone è nel campo di ulivi ma la Croma di Falcone resta ferma, bloccata, in mezzo alle macerie, in mezzo al fumo nero, in mezzo al fuoco. Tre secondi dopo la Croma bianca del giudice Giovanni Falcone sarà ricoperta di terra e di cemento, di fuliggine e di catrame.
''Io ero sul cavalcavia e mi sono messo a correre come un matto, correvo, correvo con il cuore in gola... dopo qualche minuto, forse tre, forse quattro, ho estratto dalla Croma di colore bianco il corpo di una donna... poi ho provato a tirare fuori anche il corpo dell'uomo... ho saputo poi che era Falcone, il giudice Giovanni Falcone'', ricorda fra le lacrime il coltivatore diretto Salvatore Gambino.
Il corpo di Francesca Morvillo, il corpo di Giovanni Falcone. L'autista non l'aveva visto, era sotto i sedili, era sotto le macerie. Ore 17,59, autostrada Trapani-Palermo, chilometro 5,6. Una Croma non c'è più, un'altra è disintegrata, la terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi. Ma dentro i quattro agenti sono vivi, feriti ma vivi. Feriti come altri venti uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine, fra le due gallerie e la cementeria, fra il sottopassaggio e la curva larga dove c'era una volta il cartellone della ''Sia Mangimi''.
Dove c'erano i lampioni gialli e celesti che adesso sembrano scheletri, dove c'erano gli alberi che adesso sembrano canne nere, dove c'era una strada che adesso sembra un canale dove è passata la lava vomitata da un vulcano. Con decine e decine di automobili piegate, con le tutte le linee telefoniche della zona saltate, con l'energia elettrica che se ne va improvvisamente, con i vetri delle ville e dei palazzi nel raggio di chilometri che vanno in frantumi, con una grande nuvola nera che avvolge tutto e tutti. L'inferno, l'inferno per uccidere il giudice Giovanni Falcone. L'inferno, l'allarme, la centrale operativa della polizia che va in tilt e i funzionari della Questura che parlano via radio della ''nota personalità'' che stava passando alle 17,58 sull'autostrada che da Punta Raisi porta a Palermo. Chi è questa ''nota personalità''?
Giallo per sette minuti, giallo e paura. Poi finalmente si capisce, poi finalmente la nota personalità ha un nome e un cognome, è Giovanni Falcone, è il giudice, è il direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia. E comincia la sarabanda di voci. E comincia l'altalena delle emozioni, i tuffi al cuore, i timori che si intrecciano. E' leggermente ferito, è gravemente ferito, è in fin di vita, è salvo, è quasi morto, è salvo, è ferito, è lui, non è lui. Quanta paura, quanta speranza, quante lacrime alle 18,47. Si, alle 18,47 un medico dell'ospedale civico firma il cartellino ''d'entrata'' del giudice italiano più famoso nel mondo. Due parole, solo due parole: ''arresto cardiaco''. Giovanni Falcone è arrivato morto in ospedale, è arrivato già morto. E sull'ambulanza che lo trasportava c'era la sua borsa di pelle marrone. Piena di carte, piena di fogli. C'era anche un libro, ''Il ruolo del Pubblico ministero''. Su un'altra ambulanza Francesca, la moglie, giudice di tribunale, magistrato come il marito, magistrato come il fratello, Alfredo, sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo. ''Ha le gambe rotte'', diceva alle otto di sera un infermiere del Civico. ''Ha il ventre aperto'', raccontava un chirurgo alle dieci di sera. E' in coma, no si salva, è in fin di vita, è fuori pericolo. Povera Francesca, è morta, è morta anche lei con il suo amore.
Stele di Capaci - Foto blogsicilia.it |
A sera tarda, a tardissima sera arriva la solita rivendicazione della Falange Armata, arriva la notizia del lutto cittadino in memoria di Giovanni Falcone, arriva la notizia del consiglio comunale che si riunisce in seduta straordinaria con quello provinciale. Arriva lo ''sgomento'' della città di Palermo, la ''costernazione'' della capitale siciliana per l'uomo simbolo, per l'uomo amato e odiato, per il giudice che ha mandato sotto processo mille uomini d'onore. Gliel'avevano giurata a Giovanni Falcone. Gliel'avevano giurata tredici anni fa: ''Morirai, lo sai che prima o poi morirai...''. E lui lo sapeva. Ma ridendo, con quella sua faccia che alcune volte lo rendeva antipatico anche gli amici che lo volevano bene, lui rispondeva: ''Per me la vita vale come il bottone di questa giacca, io sono un siciliano, un siciliano vero''. E rideva, rideva, Giovanni Falcone.