Kobane, `Stalingrado´ del Medio Oriente. Così analisti e giornalisti stranieri, entrati nella città siriana tenuta in mano fino a lunedì scorso dallo Stato islamico, descrivono il quadro di macerie che si sono trovati davanti. Tra loro, i primi a fare ingresso nella città-simbolo della battaglia, sostenuta vittoriosamente per quattro mesi dalle forze curde sostenute dai raid alleati contro gli jihadisti sunniti, sono stati i corrispondenti dell’agenzia France Presse. Kobane è un ammasso di edifici distrutti, scrivono i reporter, salutati dai vincitori con le dita della mano alzata in segno di «V» e con raffiche sparate in aria dai kalashnikov.(Afp)
Non sono un attivista e forse non lo sarò mai. Non sono nemmeno uno dei sostenitori della prima ora, eppure anche io mi sono innamorato di Kobane, delle donne di Kobane, le più belle del mondo. Belle di una bellezza nuova, rigenerata, scaturita come una fiamma dall’incontenibile gioia di ritornare per le strade della propria città, da donne libere.