Grillo
Giuseppe, detto Beppe, è conosciuto come comico, blogger, attore, capo di un
movimento politico. Per la legge italiana, però, è anche un pregiudicato.
Aldo Maturo
Tutto risale ad una
condanna per omicidio colposo per un incidente stradale a seguito del quale
morirono tre persone, tutte a bordo dell’ auto di Grillo: Renzo Giberti
di 45 anni, la moglie Rossana Quartapelle di 34 e il figlio Francesco di 9.
Il 7 dicembre 1981
erano a bordo del fuoristrada che Grillo guidava inerpicandosi per una strada
di montagna chiusa al traffico.
Guidò sullo sterrato
fino a trovare una brutta lastra di ghiaccio su cui le gomme non facevano
presa, ghiaccio che, secondo la sentenza, avrebbe potuto/dovuto vedere ma su
cui evidentemente decise di andare lo stesso.
L'auto cominciò a
scivolare, sempre più veloce, verso lo strapiombo. Lui si rese conto di
quello che stava succedendo, aprì lo sportello, si gettò fuori e si salvò. Gli
altri, forse paralizzati dalla paura non ce la fecero e, intrappolati
nell’auto, rotolarono fino a cadere nel vuoto.
«Ho cercato
di assecondare la marcia del veicolo all’indietro, come quando si fa
retromarcia, puntando verso una sporgenza di roccia del monte,
dove speravo di fermarmi. Per disgrazia ho colpito quella sporgenza con la
ruota di scorta esterna e la macchina ha ruotato verso il burrone.
Istintivamente ho spalancato la portiera e mi sono lanciato fuori mentre la
Chevrolet precipitava».
Così la sua
versione, secondo quanto riportato da La Stampa del 22 marzo 1984, per
descrivere la dinamica dell’incidente automobilistico che provocò tre morti.
La Corte di Appello
e la Cassazione non condivisero tale tesi e si pronunciarono per la condanna,
rispettivamente nel 1985 e nel 1988:
«La corte (…) ha
individuato la colpa del Grillo nell’avere proseguito nella marcia, malgrado
l’avvistamento della zona ghiacciata, mentre avrebbe avuto tutto il spazio per
arrestare la marcia, scendere, controllare o quanto meno, proseguire da solo» .
Così la Cassazione motivò (7 aprile 1988) il rigetto del ricorso formulato
dall’imputato, confermando la condanna emessa dalla Corte di Appello di Torino
il 12 marzo 1985 a «un anno e due mesi di reclusione con sospensione della
patente di guida per eguale periodo di tempo».
A seguito di quella
sentenza Grillo Giuseppe, detto Beppe, per la nostra legge è un pregiudicato,
termine che identifica chi ha riportato condanne penali o ha espiato pene
detentive.