domenica 8 luglio 2012

L'ACQUAIOLA : PERSONAGGI DEL PASSATO





 Aldo Maturo


L’Antica  Banca dell’Acqua Solfurea ‘e zi Nennella, fotografata da Luciano de Crescenzo nel suo famosissimo libro “La Napoli di Bellavista”, ha rappresentato il più famoso monumento ad uno dei più antichi mestieri napoletani, l’acquaiuolo.

     Forse se ne trovano anche oggi, ma di certo fino agli anni  ’60-‘70 gli angoli delle più trafficate strade di Napoli erano corredati dai chioschi dell’acquaiolo, simbolo della spensierata napoletanità nell’inventarsi un mestiere.  L’acquaiolo, nato come venditore ambulante nella zona mare, un po’ alla volta  aveva acquistato negli anni una propria dignità  e stabilità tanto da avere  un posto vendita fisso, formato da un chioschetto dove venivano poste in bella mostra 'e mummarelle, gli orciuoli,  “splendide anfore in terracotta che possedevano la caratteristica di conservare sempre fresco e godibile il liquido in esse contenuto: la mitica acqua sulfurea di Santa Lucia”. A richiesta l’acqua  poteva essere servita insieme alla spremuta di limone o arancia con un pizzico di bicarbonato per far digerire anche le pietre.


   

In quegli anni da Piazza Garibaldi, uscendo dalla Stazione Centrale, fino al teatro S.Carlo, c’erano almeno una decina di chioschi di acquaiolo, civettuoli, adornati da grappoli  di limoni e arance, enormi blocchi di ghiaccio per fare la granita, attrezzi per le spremute e sciroppi di vario tipo. Su molti chioschi spiccava la pubblicità dell’Acqua di Telese e la cosa, allora, mi sorprendeva ed inorgogliva. Gli acquaioli o ancor più le opulente acquaiole non si limitavano a vendere, ma dovevano attirare il passante invitandolo a bere acque dalle doti straordinarie. E ogni volta si ripeteva la domanda di rito, in uno storico ed intramontabile gioco delle parti,  prima di iniziare il sorseggio:  “Acquaiuo’ comm’è l’acqua?” cui seguiva da sempre la stessa risposta  “E’ fresc’ comm’ a neve!”

Mi sono chiesto che fine ha fatto la banca dell'acqua in marmo ritratta nel libro di Bellavista e, tramite una ricerca su internet, l’ho ritrovata in una  foto di Fabrizio Reale, a Piazzetta Teodoro Monticelli, Via Banchi Nuovi, zona Santa Chiara, vicino a Palazzo Penne.  Nel rivedere la foto del passato e quella del presente mi sono andato a rileggere  il brano con cui De Crescenzo aveva corredato la foto storica ‘e zi Vincenzina, erede di zi Ninella, davanti all’Antica Banca dell’Acqua Solfurea. La donna, dopo aver ricordato che quella Banca era della sua famiglia da 300 anni e che era stata ristrutturata in marmo alla fine dell’800, si lamentava che correva ora il rischio di chiudere perché una nuova legge prescriveva che lei superasse l’esame per avere la licenza d’acquaiola.

"Ma com’è questo esame?”

“Dottò la sapete la schedina? Uno,ics,due? Ecco qua, noi dovevamo mettere le X alle risposte dei quiz. Gesù,Giuseppe Sant’Anna e Maria! Ma se io sapevo rispondere ai quiz me ne andavo da Mike Buongiorno e a quest’ora tenevo i milioni!”

“Erano difficili le domande?”

“No,le domande erano facili solo che loro non le sapevano fare.Per esempio invece di scrivere: di che colore deve essere l’olio di oliva, loro scrivono:quali sono le caratteristiche organettistiche…”

“Organolettiche”

“Eh,organolettiche dell’olio di oliva? E poi: che cosa è il pesce lischifilizzato?”

“Forse voleva dire:liofilizzato?”

“Dottò, io vendo acqua minerale e spremute di arance e di limoni. Se i signori professori vogliono sapere da me come si fa una spremuta di limone, sono a disposizione per qualsiasi esame e se no mi danno a mangiare loro, ma a me là sopra non mi vedono più! Piuttosto voi non conoscete a nessuno per vedere se è possibile farmi avere una licenza ad honorem..?”



(Da "Cronache e...dintorni", di Aldo Maturo, Ediz.Nous, 2014)